Cinepresa a spalla (o fingendo di averla, che è poi la stessa cosa), incollato al succedersi di quegli incredibili avvenimenti ed ai personaggi che li vissero più da vicino, evitando di romanzare, enfatizzare e rincretinire (manca, per intenderci, la love-story fra la hostess e il terrorista che permette di introdurre la bomba; o la scalogna del Tom Cruise ritardatario che dopo aver accompagnato i bambini a scuola riesce a riacchiappare l'aereo maledetto mentre stanno già chiudendo i portelloni) Paul Greengrass filma con un tono quasi documentaristico la successione, praticamente in un efficacissimo tempo reale, l'incredibile concatenarsi di avvenimenti che avrebbero sconvolto il mondo. Da quelli nei centri di controllo del traffico aereo, che progressivamente e quasi incredibilmente non troveranno conforto nell'intervento di quelli militari, dai piccoli ma spesso valorosi funzionari addetti al coordinamento dei cinquemila (!) voli che s'incrociano sopra le loro teste al Presidente che, come sapremo in seguito, aveva preferito continuare a sfogliare tranquillamente un album di favole fra i ragazzini di una scuola del sud.

Da un lato, lo strapotere – rivelatosi clamorosamente impotente – della tecnologia contemporanea: ma che il regista filma con un'efficacia affascinante, questa si, all'americana. Assieme all'arroganza di una parte dei vertici, tanto sicuri di loro stessi quanto quasi risibilmente superati dalla realtà dei fatti. Dall'altro, la forza di un gruppo di individui praticamente inermi ed impotenti nei confronti della violenza: ma che riusciranno, a colpi di fede nel proprio coraggio, nella propria inventiva e dignità ad evitare che l'aereo precipiti sul Campidoglio. A salvare, se non purtroppo la loro vita, perlomeno l'idea di un convivere umano e civile.